Oltre Venezia: un giorno in Laguna

Il pulmino del campeggio ci lascia al molo di Fusina. Davanti a noi si estende la Laguna di Venezia, con il suo mare tranquillo che pare abbracciare tutto e non avere fine. Non ho la più pallida idea di dove ci troviamo e non trovo riferimenti per orientarmi – ma va bene così. Parto alla scoperta della Laguna veneta nelle condizioni migliori: senza aspettative, né preconcetti. In un soleggiato sabato mattina di giugno.
Saliamo a bordo e lasciamo velocemente il molo. Presto la terraferma scompare alla vista e tutto attorno a noi acqua e cielo prendono il sopravvento, divisi soltanto dalla sottile linea dell’orizzonte che a volte sembra emergere dalla foschia come un miraggio.
Ho l’impressione di muovermi in un mondo diverso e del tutto nuovo, all’interno di un ecosistema delicato e dotato di regole proprie, fatto di strade invisibili e potenzialmente insidiose, e tuttavia immerso in un’atmosfera profondamente lenta e tranquilla.
Voglio saperne di più.
Scendo sotto coperta e chiedo a Gianluca, il capitano, il permesso di entrare in cabina. È un ragazzo alla mano, di quelli che capisci subito che sanno ingegnarsi e non hanno paura di lavorare. La sua pelle abbronzata parla di una vita trascorsa in mare. Nel suo simpatico accento ciosotto, mi racconta del suo passato di pescatore di vongole e di come la pesca in laguna sia cambiata e diminuita, costringendo molti pescatori come lui a reinventarsi una professione. Nella sua voce colgo una punta di nostalgia, ma nessun rancore. La sua vita è certamente cambiata, eppure, grazie al turismo, è ancora lì dove più si sente a casa: nella sua laguna, al timone della sua barca.
Mentre Gianluca ci guida sicuro fra canali navigabili e bassi fondali, mi avverte di non lasciarmi ingannare dall’aspetto calmo del paesaggio che ci circonda: la Laguna può essere molto pericolosa, specie quando soffia la Bora. Fatico ad immaginarlo guardando il mare piatto davanti a noi, eppure gli credo: le acque ferme mi rendono diffidente, da sempre.
A poco a poco lo scenario muta. Compaiono pescherecci ormeggiati, grandi reti sospese da lunghi pali e svariate palafitte, che qui chiamano casoni. All’orizzonte scorgo una lingua di terra. Ci stiamo avvicinando a Chioggia.
Scendiamo a terra nel silenzio caldo di mezzogiorno. Ad accoglierci, un amico di Gianluca, Roberto detto “Il Tedesco”. Come fossimo amici da sempre, per prima cosa ci invita tutti a casa sua per «n’ombra de vin». Poi – leggermente ovattati dal fresco vino bianco – lo seguiamo alla scoperta della città.
Le strade sono strette e le case sono una appiccicata all’altra. «Più è stretta la strada, più è alto il rischio di baruffa» ci dice Roberto, secondo il quale questa vicinanza forzata è all’origine di molte delle famose baruffe ciosotte, descritte anche dal Goldoni.
Ovunque io giri lo sguardo, vedo colori sgargianti, balconi fioriti, panni stesi, grovigli di cavi elettrici: Chioggia ha quella bellezza disordinata che affascina proprio perché autentica.
Quando in fondo alla strada incrociamo il Canal Vena, rimango sinceramente stupita: la somiglianza con Venezia è innegabile.
Tuttavia a Chioggia si respira un’atmosfera completamente diversa: più lenta, più intima, più autentica. Sconosciuta al turismo di massa, Chioggia ha preservato quello che Venezia sembra aver perso: la propria personalità. Se a Venezia a volte si ha l’impressione di trovarsi in un caotico parco a tema, qui invece si respira ancora un’aria di paese, si vive ad un ritmo più lento. E non si trova un turista a pagarlo. Certo spiace un po’ vedere ristoranti e negozi semivuoti, tuttavia agli abitanti sembra non importare. Anzi. Il chioggiotto – ci confessa Roberto – ama tenersi Chioggia tutta per sé ed è ben contento che questa si mantenga fuori dalle rotte turistiche più battute. Non si tratta – tuttavia – di chiusura, ma piuttosto di un sano istinto di protezione.
Un istinto che, ad essere sincera, comprendo e condivido. Mentre da un ponte scatto la mia ultima fotografia prima di tornare alla barca, mi auguro che Chioggia continui a rimanere fedele a se stessa. Con i suoi canali, i suoi strani camini e i suoi panni che sventolano al sole.
E non osate chiamarla “piccola Venezia”.
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Data di viaggio: 15 giugno 2013
Questa giornata in Laguna è stata organizzata ed offerta da Elite Club Vacanze, in collaborazione con Jolly Camping Village Venezia che ci ha gentilmente ospitato per il week-end. Il servizio di trasporto privato e ittiturismo in laguna è stato fornito da Alisei Service. Tuttavia – come sempre su questo sito – parole ed opinioni sono mie e mie soltanto.